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Novità & Aggiornamenti

CI RACCOGLIAMO PER RICORDARE IL NOSTRO AMATO PAPA FRANCESCO

CALENDARIO

ADORARE

È Pasqua

Gesù è veramente risorto!

Anche noi siamo accorsi al sepolcro.

Anche noi siamo andati oltre la pietra.

Anche noi abbiamo visto!

Siamo chiamati a fare il passo decisivo della fede.

La risurrezione di Gesù

ci invita ad uscire dalla nostra incredulità,

a scegliere con convinzione e fiducia la via del cielo.

 

È Pasqua!

È il giorno della vita che più non muore,

della gioia che non ha mai fine.

È Pasqua!

È il tempo del credente che esce allo scoperto,

che testimonia la sua speranza,

che si fortifica nelle difficoltà,

che annuncia la vita nuova in Cristo risorto.

 

È Pasqua!

Nella Chiesa, per la Chiesa, con la Chiesa

che annuncia speranza là dove regna la disperazione,

che annuncia una forza là dove si subisce la violenza,

che annuncia il riscatto là dove vige la schiavitù.

 

È Pasqua!

Cristo è veramente risorto, per sempre, per tutti!

La sua risurrezione è speranza, certezza.

Diventiamo noi stessi testimoni per gli altri.

Curiamo le ferite dei nostri fratelli.

È Pasqua!

Antonio Merico

CONFRONTARE

  • Cristo è l’autore della Pasqua; e perciò ha portato a compimento questa Pasqua, per renderci forti col cibo della Passione e ridarci vigore con la bevanda della salvezza. (S. Cromazio di Aquileia)
  • La luce si spegne nell’oscurità del venerdì santo, ma torna a brillare più luminosa, sole di misericordia, la mattina della risurrezione. Ognuno di noi, tutta l’umanità perverrà col Figlio dell’uomo, attraverso la sofferenza e la morte, alla medesima gloria. (S. Teresa Benedetta della Croce - Edith Stein)
  1.  

VIVERE

  • La partecipazione alla Pasqua dà la vera direzione alla nostra vita: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo».
  • Con Pietro e gli apostoli anche noi dobbiamo essere «testimoni di Gesù» e, soprattutto, della sua risurrezione.
  • In famiglia facciamo la nostra professione di fede nel Risorto.
  • Con l'acqua benedetta benediciamo la casa e la mensa prima di prendere il cibo.
  • Lungo tutta la settimana facciamo il segno della croce con l'acqua benedetta.
  • Rompendo l'uovo di pasqua, ricordiamone il simbolo: dall'uovo rotto viene fuori la nuova vita.
  • Viviamo la gioia pasquale anche con la distensione e lo stare insieme in famiglia senza dimenticare chi è anziano, solo o ammalato…
  1.  

PASQUA DI RISURREZIONE: 20 Aprile

Dal Vangelo secondo Giovanni 20,1-9

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».  Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

rifletti - commento

Tutte le letture di oggi proclamano la risurrezione di Cristo. Ma solo il vangelo di Luca (cf Lc 24,33) contiene un avverbio in più che esprime la fede e la forza dell’annuncio: «davvero». Sì, Cristo è veramente risorto! Cioè «per davvero» e non per modo di dire. Su questa certezza si basa tutta la nostra fede. Non solo la fede creduta nei dogmi, la fede che in certo qual modo può correre il rischio di qualcosa di cerebrale. Ma la fede della vita e nella vita, la fede che intride il nostro quotidiano.

Davanti al mistero della risurrezione non basta una fede qualsiasi ma occorre una fede che creda nel fatto, che abbia come conseguenza la certezza che Gesù è vivo e, se vivo, è accanto a noi, è con noi, è presente. La fede nella risurrezione non può lasciare che Cristo per noi sia uno sconosciuto, un anonimo ma determina il mio rapporto con una Persona viva, con un «Tu». Cristo è veramente risorto! E il vangelo ce lo testimonia oggi attraverso Maria che, persistendo ancora il buio, va il giorno dopo il sabato alla tomba. E trova la pietra rotolata. Non si spinge oltre, ma corre da Pietro e da Giovanni e annuncia loro la scoperta, con la sola interpretazione possibile: hanno rubato il corpo del Signore e non si sa dove lo hanno posto. Una notizia così merita un sopralluogo da parte degli apostoli. Anche loro corrono per arrivare prima possibile a verificare le parole della donna: stanno cercando un cadavere, mentre non sanno che stanno rincorrendo una persona viva che li precede e li accompagna nella loro corsa e nella loro ricerca. Nel brano di Giovanni non ci sono visioni di angeli che annunciano l’accaduto. Vi è l’uomo che constata gli eventi e li soppesa non solo alla luce della ragione e del cuore, ma alla luce della fede. «Vide e credette». Per credere basta poco: nella tomba avevano trovato solo dei teli ed un sudario. Non è la quantità delle cose che si vedono che dà la qualità della nostra fede, ma la capacità del nostro cuore di illuminare gli eventi e la vita. Un cuore che porta in sé la Parola di Dio, un cuore che medita le Scritture.  Anche gli apostoli, come noi, non avevano ancora capito... Per ognuno vi è il tempo in cui la realtà è ancora poco chiara e il tempo in cui, per la grazia, tutto si illumina. Ma nella vita ci devono essere le condizioni perché la nostra vista che appartiene agli occhi del cuore sia in grado di «vedere e di credere». Le condizioni che emergono dal brano evangelico sono molto semplici e molto umane. Prima di tutto la disponibilità all’ascolto. Pietro e Giovanni hanno ascoltato Maria Maddalena. Può darsi che non abbiano dato definitiva credibilità alle sue parole – Giovanni non ce lo dice, mentre Luca annota nel suo vangelo che gli apostoli non credettero alle parole delle donne (Lc 24,11) – ma al di là di tutto prendono e vanno al sepolcro. Secondo atteggiamento che emerge è la ricerca del Signore, una ricerca che non è finita con la morte. Che sia un corpo vivo o un corpo morto, gli apostoli cercano il loro Gesù perché lo amano, perché vicendevolmente sentono che si appartengono, che la loro storia è legata e continua ad essere legata anche dopo la morte del Maestro. Non dubitano sul da farsi, non tentennano sulla decisione da prendere, come non hanno tentennato quando Gesù li ha chiamati alla sua sequela: prendono e lasciano per andare da Gesù. Quanto stia loro a cuore il Maestro è significato dalla corsa: corrono, come prima era corsa la Maddalena per avvisarli. Fermiamo ora la nostra attenzione su un sepolcro aperto e vuoto, tratto che è dato a noi per sottolineare la realtà della risurrezione. Il sepolcro vuoto è una traccia visibile, controllabile; come sono visibili e controllabili i teli ed il sudario che avvolgevano Gesù. Ma è anche un tratto teologico di grande importanza perché ci dice che la risurrezione è un evento che ha afferrato Gesù nella sua totalità. La risurrezione annuncia la salvezza della corporeità, non solo dello spirito. Dopo la risurrezione di Cristo non si può più pensare al nostro corpo come un involucro da cui ci dobbiamo liberare se vogliamo entrare con il nostro spirito in comunione con Dio. Ma l’intera persona umana entra nella vita di Dio, in una inscindibile unità ed armonia.

PASQUA 2025

Carissimi Fratelli e Sorelle delle Comunità di San Giovanni Battista e Martino, San Francesco d’Assisi, San Pietro Apostolo, San Carlo Borromeo, Santi Bernardo e Nicola; eccoci alla nostra Pasqua insieme. Forse non ci potremo abbracciare fisicamente, ma sicuramente spiritualmente l’incontro ci sarà.

Vogliamo rinnovarvi la volontà di prenderci cura della vostra salute spirituale, con l’aiuto di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, noi Sacerdoti, Diaconi e Religiose.

Ogni Comunità ha la sua storia e il suo vissuto nel presente.  E di qui vorremmo partire ogni giorno per imparare a conoscervi e dimostrarvi che l’Amore di Dio è immenso; non vogliamo farlo con le parole, ma con gesti di concreto dono nel presente, per costruire insieme il futuro. Un futuro in cui ognuno di noi doni se stesso per la causa del Regno di Dio, dove non c’è guerra, indifferenza, sofferenza e morte, dove impariamo a riconoscerci fratelli e tutti gli uomini e donne ritrovino la propria scintilla di eternità.

 

Ho imparato dalle piastrelle della chiesa di Devesi in un tempo di adorazione tra il giovedì e il venerdì Santo; ho imparato in un bimbo della scuola dell’Infanzia di San Carlo, ho imparato nei giovani di San Francesco, ho imparato in un anziano malato di San Giovanni, ho imparato nelle catechiste di Vauda. Ho imparato in tantissimi di voi che c’è comunque nel nostro DNA del bene, che dobbiamo solo riconoscere; che il Signore ogni istante rinnova ogni cosa, ogni cuore, ogni mente che si accorge della sua Luce, del suo Amore.  

 

Anche le nostre strutture più antiche o più moderne parlano di una vita di fede del passato, di una storia d’Amore di Dio e per Dio, che passa attraverso piccole e grandi attenzioni.

Quante persone hanno percorso i pavimenti delle nostre chiese, quante storie si sono affacciate, quante gioie e quanti pesi che sembravano insopportabili.

I Bambini sono un buon conduttore di Spirito e sanno dire cose complicate in modo semplice.

I Giovani sono il nostro presente e il nostro futuro, ma bisogna prendersi cura di loro nella giusta misura, e fidarsi di loro sempre; le nostre comunità, in diversi modi, lo fanno ed essi lo sanno; impariamo da loro il desiderio di un cammino comune,

Gli Anziani e gli Ammalati offrono la loro saggezza e la loro vita provata da sofferenze sia fisiche che morali e spirituali; impariamo ad ascoltare.

Le Catechiste e i Catechisti, gli Animatori e gli Educatori sono una grande potenza: a loro è affidata la crescita spirituale dei bambini e ragazzi. Impariamo ad essere attenti al bene degli altri in modo del tutto gratuito, costruendo così il Regno di Dio.

La Comunità è un bene in se stessa, ma è ancora meglio quando si mette in cammino, nella Chiesa in comunione con le altre Comunità.

 

Tutti siamo coinvolti nell’attenzione alle più invisibili azioni dello Spirito: desideriamo accorgercene e darne testimonianza.

Vi auguriamo un’autentica Pasqua!!!

 

Don Alessio, don Gabriel, don Giacomo, don Alain, don Gianni, don Domenico, don Michel, don Ester, don Giovanni, don Dominic, diac. Carlo, diac. Domenico, Suor Eugenia, suor Mariangela, suor Emanuela, suor Edda, suor Maria Albina, Suor Fernanda, Marta

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La nostra chiesa di San Giovanni è stata eletta dal Cardinale Arcivescovo Chiesa Giubilare, quindi meta di pellegrinaggi giubilari, luogo per ricevere indulgenze (condizioni su riportate nei documenti); luogo di accoglienza delle Confessioni; luogo di Celebrazione Quotidiana della Messa; luogo di Adorazione e Preghiera

Ringraziamo per questa scelta e ci impegniamo a rendercene degni

Da Aprile 2025

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