Il 14 Maggio alle ore 20,45 nel Salone Caritas di via Vittorio 162 a Ciriè, si svolgerà la serata di presentazione del progetto Caritas per l’anno 2018-2019, con la presenza del responsabile diocesano di Sovvenire della Chiesa Cattolica per l’8 x 1000, il diacono Giorgio Carlino.
Il progetto che vorremmo portare avanti in questo anno è quello denominato “una casa per i giovani della nostra unità pastorale”, dedicato ai giovani che vogliono impegnarsi in azioni caritatevoli e missionarie. Vorremmo riattivare la Canonica di San Giuseppe che è stata parzialmente dismessa nel momento in cui don Giuseppe Genero ci ha lasciati.
L'idea di base del progetto è che i giovani si trovino in un luogo dove poter progettare verificare e confrontarsi su azioni e iniziative che riguardano il loro impegno nella carità e nell’evangelizzazione di altri giovani o della stessa comunità e delle parrocchie a cui essi appartengono.
Esistono già nella nostra comunità una Caritas giovanile ed un gruppo missionario formato prevalentemente da giovani; sta per nascere anche un gruppo giovanissimi della Caritas.
Per quanto riguarda l'aspetto strutturale chiederemo aiuti e sovvenzioni anche all' 8 per mille e ad altri enti e fondazioni, mentre per quanto riguarda l'aspetto pastorale chiediamo aiuto a tutta la comunità, anche con la sola partecipazione a questa serata, così da mettere in piedi il nostro progetto.
Sarebbe bello che questo momento fosse anche un segno per i giovani del desiderio di progettare e camminare insieme.
Vi aspettiamo numerosi e vi ringraziamo in anticipo.
XX Domenica Tempo Ordinario: 14 Agosto
Dal Vangelo secondo Luca 12,49-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
A Dio, che è di parola
A te, Dio, degno di fede,
noi rendiamo grazie a motivo di Gesù:
Parola impossibile,
ha mantenuto nel mondo
la Parola data.
Ha detto a nome tuo
la Parola che nessuno può annunciare
senza morirne,
che nessuno può accogliere
senza esserne schiacciato.
Ha gettato nel vento
l'intollerabile Parola,
rischiosa come la vita,
divorante come il fuoco,
più esigente che l'amore.
E chi, ormai, potrà impedirle
di prendere piede e crescere?
In mezzo a noi
è lui la Parola in persona,
tenera e violenta,
che fa nascere e vivere,
che salva e condanna,
che è guerra e pace,
tenebra e luce piena,
sigillo sul nostro cuore
e libertà pura…
Per mantenere il mondo
nella speranza della Pasqua
egli è fra noi Parola
continuamente spezzata
e mai esausta
che ritorna come un'eco
dalle nostre labbra fino a te,
suo Padre e Padre nostro.
Con lui, in lui e per lui
possiamo parlare a te
come un figlio al padre,
come un amico all'amico…
Manda su di noi il tuo Soffio
senza cui ogni parola è vuota,
ogni preghiera, inascoltata,
ogni lode, menzogna.
Il tuo amore sia su di noi,
noi che mettiamo in te la nostra speranza.
Il tuo Spirito ci conceda
di dire con franchezza
l'unico nome che salva,
il Nome di Gesù.
Il tuo Spirito faccia di noi
il corpo di Gesù per questo tempo.
Faccia di noi
la sua Parola in questo mondo
e il suo salmo di lode alla tua gloria…
Amen.
Didier Rimaud
da: Gli alberi nel mare. Inni, preghiere, Elledici, Leumann 1977.
Chiamati a custodire il bruciore del fuoco
Fuoco e divisione sono venuto a portare. Vangelo drammatico, duro e pensoso. E bellissimo. Testi scritti sotto il fuoco della prima violenta persecuzione contro i cristiani, quando i discepoli di Gesù si trovano di colpo scomunicati dall'istituzione giudaica e, come tali, passibili di prigione e morte. Un colpo terribile per le prime comunità di Palestina, dove erano tutti ebrei, dove le famiglie cominciano a spaccarsi attorno al fuoco e alla spada,
allo scandalo della croce di Cristo.
Sono venuto a gettare fuoco sulla terra. Il fuoco è simbolo altissimo, in cui si riassumono tutti gli altri simboli di Dio, è la prima memoria nel racconto dell'Esodo della sua presenza: fiamma che arde e non consuma al Sinai; bruciore del cuore come per i discepoli di Emmaus; fuoco ardente dentro le ossa per il profeta Geremia; lingue di fuoco a Pentecoste; sigillo finale del Cantico dei Cantici: le sue vampe sono vampe di fuoco, una scheggia di Dio infuocata è l'amore.
Sono venuto a gettare Dio, il volto vero di Dio sulla terra. Con l'alta temperatura morale in cui avvengono le vere rivoluzioni.
Pensate che io sia venuto a portare la pace? No, vi dico, ma divisione. La pace non è neutralità, mediocrità, equilibrio tra bene e male. "Credere è entrare in conflitto" (David Turoldo). Forse il punto più difficile e profondo della promessa messianica di pace: essa non verrà come pienezza improvvisa, ma come lotta e conquista, terreno di conflitto, sarà scritta infatti con l'alfabeto delle ferite inciso su di una carne innocente, un tenero agnello crocifisso.
Gesù per primo è stato con tutta la sua vita segno di contraddizione, "per la caduta e la risurrezione di molti" (Luca 2,34). Conosceva, come i profeti antichi, la misteriosa beatitudine degli oppositori, di chi si oppone a tutto ciò che fa male alla storia e ai figli di Dio. La sua predicazione non metteva in pace la coscienza di nessuno, la scuoteva dalle false paci apparenti, frantumate da un modo più vero di intendere la vita.
La scelta di chi perdona, di chi non si attacca al denaro, di chi non vuole dominare ma servire, di chi non vuole vendicarsi, di chi apre le braccia e la casa, diventa precisamente, inevitabilmente, divisione, guerra, urto con chi pensa a vendicarsi, a salire e dominare, con chi pensa che vita vera sia solo quella di colui che vince.
Come Gesù, così anche noi siamo inviati a usare la nostra intelligenza non per venerare il tepore della cenere, ma per custodire il bruciore del fuoco (G. Mahler), siamo una manciata, un pugno di calore e di luce gettati in faccia alla terra, non per abbagliare, ma per illuminare e riscaldare quella porzione di mondo che è affidata alle nostre cure.
Padre Ermes Ronchi
PROPOSTE PER LA COMUNITA'
Donazioni
Parrocchia: IT27K0306909606100000060715
Caritas: IT32O0306909606100000060719